Dal primo luglio si è tornato a parlare di emergenza abitativa. Utilizzando un approccio graduale, con l’intenzione di «spalmare l’emergenza sociale», il governo Draghi ha infatti iniziato a rilasciare la bomba rappresentata dallo sblocco degli sfratti, sospesi nel 2020 in seguito all’emergenza Covid.
La situazione a Trieste non fa eccezione. Secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, nel 2019 ci sono stati 795 provvedimenti di sfratto, dei quali 482 eseguiti. Più di uno sfratto al giorno, quindi, la stragrande maggioranza dei quali dovuti alla morosità incolpevole degli inquilini, cioè all’impossibilità di pagare l’affitto per difficoltà economiche sopravvenute (per esempio, a causa della perdita del posto di lavoro). Sempre secondo i dati ISTAT, addirittura il 98% degli sfratti per morosità in Italia deriva da situazioni come queste.
I numeri più recenti fotografano una situazione ulteriormente peggiorata, in conseguenza alla crisi sociale in atto: oggi sono 876 le convalide di sfratto per morosità pendenti nel territorio triestino.
L’Assemblea per la casa — piccolo gruppo costituitosi all’emergere della pandemia in corso, al fine di autorganizzarsi per tentare di rispondere ai problemi connessi al tema — ha visto la concretezza di queste situazioni attraverso la lente del suo sportello settimanale, a cui accedono famiglie e singoli che, pur vivendo drammatiche condizioni economiche, rimangono inascoltati dagli enti competenti.
Davanti ai provvedimenti di sfratto, gli assistenti sociali si limitano sostanzialmente a gestire la miseria, offrendo poche o nessuna soluzione concreta ai nuclei che rischiano di finire in mezzo a una strada. Nel frattempo, Ater premia se stessa fra le migliori dieci aziende di edilizia pubblica residenziale in Italia (Novacco, presidente di Ater Trieste, presiede, infatti, anche uno dei due enti che hanno definito la tanto sbandierata graduatoria). In una città in cui oltre 3000 persone, pur essendosi viste riconosciute il diritto alla casa popolare dalla stessa Ater, sono gettate in un’infinita lista d’attesa, con la prospettiva di aspettare anni l’assegnazione, non stupisce che fra i principali criteri di valutazione delle agenzie compaia la «sostenibilità economica» dei loro interventi.
Secondo questi criteri, dunque, non è migliore chi garantisce un tetto sopra la testa a tutti, ma chi pareggia il bilancio e fa quadrare i conti, nell’odiosa retorica che vede il welfare come un inutile spreco da tagliare: la situazione della sanità italiana nella pandemia non pare averci insegnato nulla sugli effetti tragici di un simile approccio.
La maggioranza in Regione, dal canto proprio, tace e anzi gongola per il premio ricevuto dall’Ater di Novacco. Il Comune di Trieste, neanche a parlarne, pare troppo impegnato a promuovere fantomatiche campagne securitarie o a dare spolvero al centro città con qualche crociera. Nell’imminenza delle elezioni comunali, nessuno dei candidati sindaco, di ogni colore, suggerisce soluzioni reali al problema degli sfratti all’interno del proprio programma.
La situazione è allarmante, ancorpiù perché incredibilente sottaciuta. Centinaia di famiglie morose, pioggie di notifiche per procedure di sfratto, persone perennemente impastoiate nelle maglie di una burocrazia sorda.
Molte di più, verosimilmente, ce ne saranno nei prossimi mesi, anche fra gli assegnatari di case popolari: a causa dello sblocco dei licenziamenti e dell’aggravarsi della crisi sociale in atto; a causa dell’inclusione del reddito di cittadinanza nell’ISEE, che porterà un aumento vertiginoso dei canoni d’affitto delle case Ater proprio per le fasce più marginalizzate della popolazione.
Di tutto questo e della necessità di immediate risposte, nessuno – tra gli attori della politica istituzionale – pare però preoccuparsi. Servono soluzioni immediate. E molte di esse dipendono direttamente dalla volontà politica delle amministrazioni comunale e regionale. Come Assemblea per la Casa continueremo a tenere alta l’attenzione su questo tema, soprattutto in un momento come questo di grandi parole, che mai si avvicinano a un problema così concreto come quello della casa.