Archivi categoria: General

Il ballo dell’antifa! [il 24 ottobre c’eravamo tutte]

Il 13 giugno comincerà un processo contro otto persone, colpevoli di aver difeso Piazza Libertà (Trieste), dove da anni le persone migranti trovano un primo sostegno e aiuto alla fine dell’incubo della rotta balcanica.

Il 24 ottobre 2020 una microscopica sigla fantasma, attiva solo su facebook e sui cartelloni pubblicitari, ha voluto organizzare una manifestazione apertamente razzista e fascista, a cui in decine abbiamo reagito, mostrandoci fisicamente indisponibili a lasciar loro quello spazio libero, migrante e di cura.

Spazio che la questura decise quindi di garantire manu militari ai nazisti – giunti in pullman da fuori regione – a suon di cariche, manganellate e teste rotte.

La scelta di quel giorno la rivendichiamo collettivamente: la nostra posizione antifascista e quella indisponibilità a tollerare fasci e nazisti nostrani e non. vogliamo dare un aiuto concreto alle nostre compagne e compagni inquisite e trascinati in tribunale.

Ci vediamo sabato 11, per una giornata in compagnia, con musica, discussione e allegria.

LINE UP
Piccolaggiunta (alternative rock)
https://www.facebook.com/Piccolaggiunta/

Corpi Contundenti
(alternative rock/stoner)

Samsation
(psychedelic rock)
https://www.youtube.com/watch?v=edo9Zu2DSBs

Minoranza di uno
(punk hardcore)
https://www.youtube.com/watch?v=LF4ClxOeuUg
DJ SET w/ Cannibal se/lecter + Barbara Loden
https://www.facebook.com/cannibalselecter



PIAZZA LIBERT
À, 24 OTTOBRE 2020: QUANDO LO STATO AUTORIZZA IL NEOFASCISMO E ATTACCA LA SOLIDARIETÀ

Da più di due anni, Piazza Libertà vede l’attività quotidiana di accoglienza organizzata dall’associazione Linea d’Ombra nei confronti delle persone migranti provenienti dall’inferno della rotta balcanica. Questo fatto, e non altro, è stato il motivo per cui il 24 ottobre 2020 diversi gruppuscoli neofascisti e neonazisti decisero di mettere in atto proprio in quella piazza una provocatoria manifestazione contro l’immigrazione. Non furono poche le voci che, da tanti luoghi diversi, segnalarono che fosse quanto meno inopportuno lo svolgimento di un tale evento. Ma la Questura di Trieste, la stessa che da mesi, con l’inestimabile contributo del Comune, caccia fuori dal centro città qualsiasi manifestazione politica, non ascoltò nessuna di quelle voci e autorizzò il comizio neofascista in Piazza Libertà.

Da prima dell’appuntamento, diverse decine di persone si riunirono nella piazza per opporsi, con i loro corpi e le loro voci, all’evento. La resistenza fu tale che soltanto le violente cariche della polizia riuscirono a scacciare i e le solidali dal centro della piazza. I vertici della questura dimostrarono così quanto fosse importante per loro permettere che i neofascisti si esprimessero in totale libertà. Infatti, per tutto il comizio, mentre venivano proferiti slogan xenofobi, antisemiti e razzisti, la polizia scortò i pochi che ascoltavano i vomitevoli discorsi.

A posteriori, nel fascicolo del Pubblico Ministerio, sarebbe stato riconosciuto l’”errore” di quella autorizzazione. Ma poco importa, chi quel giorno alzò il manganello contro le persone solidali radunate in piazza – mandando in ospedale diverse di loro – non subirà nessuna conseguenza. Basta guardare indietro, anche solo superficialmente, alla storia italiana, per convincersi che la spudorata impunità dei poliziotti per le loro aggressioni a persone inermi è una pratica strutturale di questa democrazia.

Lo Stato si impegna invece per punire chi resiste al neofascismo. Così lo scorso dicembre è arrivata la notizia che la procura ha operato una scrematura, a partire da un fascicolo preliminare di 58 indagati, fino ad individuare otto imputati. La settimana prossima inizierà l’infame processo che cercherà di far pagare a queste persone la scelta collettiva di difendere Piazza della Libertà e tutto quello che in questi anni ha significato e continua a significare – anche grazie a quella giornata di lotta antifascista e antirazzista.

La solidarietà – verso le persone imputate, verso chi ricevette le manganellate, verso chi ogni giorno lavora in quella piazza e, soprattutto, verso chi subisce in prima persona la violenza dei confini – è la nostra principale arma per resistere. Solidarietà vuol dire certo soldi, per pagare le spese legali imposte dalla burocrazia giudiziaria, ma anche compagnia, supporto, condivisione dei momenti più duri della repressione e di quelli più belli delle vittorie, grandi o piccole che siano.

SULL’OPERAZIONE REPRESSIVA IN TRENTINO E LE NUOVE MISURE CAUTELARI

 

Veniamo a sapere dell’ennesima operazione repressiva contro anarchiche e anarchici del trentino: con i soliti pretesti da burocrati giudiziari, vengono comminate 4 misure cautelari, su fatti la cui unica congiunzione sembrerebbe la lotta anticarceraria.

Oltre le squallide motivazioni degli oppressori e del sistema che li difende, sappiamo intravedere, ancora una volta, i fili della vendetta di stato contro chi lotta e non si pacifica nello stato di guerra in cui siamo. Rinchiudere, e rinchiuderci, è ormai l’obiettivo neanche troppo celato.

Un caloroso abbraccio alle persone colpite da questa ennesima operazione. Solidarietà e complicità con chi lotta!

Alcuni/e compagni/e di Trieste – Collettivo Tilt

https://ilrovescio.info/2022/02/26/trentino-operazione-repressiva-e-nuove-misure-contro-anarchici/

L’altra pandemia: di salute sessuale e prevenzione

Attenzione! Queste righe non sono state scritte da specialisti del settore, ma sono nate dalle ricerche, le esperienze e le riflessioni di una coppia sierodiscordante [1]


L’ultimo anno di pandemia ci ha abituat* a parlare continuamente di sanità e questioni ad essa correlate.
Da ormai molto tempo, pare, tuttavia, essere calato definitivamente il silenzio – anche all’interno degli ambienti militanti – attorno al tema delle malattie sessualmente trasmesse, argomento comunque mai molto presente nel nostro dibattito politico.

La generale assuefazione al quotidiano necrologio delle vittime da covid non può distoglierci dalla gravità dei rischi connessi alle MST (Malattie Sessualmente Trasmesse), soprattutto quando non trattate in tempo.
Le diagnosi tardive di queste infezioni generano, infatti, serissime conseguenze per la salute della popolazione, fra le quali vi sono l’insorgenza di tumori e la sterilità.
Senza dimenticare la dimensione pandemica che ancora oggi caratterizza la diffusione del virus HIV.
Su questo punto, è quanto mai necessario acquisire nuovamente coscienza dei drammatici effetti causati: da una parte, in termini di vittime da AIDS (nel 2019, sono stati 690.000 i morti in tutto il mondo, di cui circa 500 in Italia); dall’altra, per quanto riguarda le conseguenze subite dalle persone sieropositive in termini di abbassamento della qualità e dell’aspettativa di vita – per chi non ha accesso a terapie efficaci – o, in ogni caso, agli effetti dei processi di medicalizzazione e farmacolizzazione cronica.

La situazione generale delle MST, analizzata attraverso i dati a nostra disposizione, appare tutt’altro che rosea.
In Italia, le infezioni sessualmente trasmesse sono aumentate del 40% negli ultimi 27 anni, soprattutto nel periodo compreso fra il 2000 e il 2018 (significativamente quello immediatamente successivo alla fase di terrorismo psicologico vissuta nel corso degli anni Novanta: do you remember alone viola?).
Fra queste, assistiamo oggi a una vera e propria epidemia di sifilide, la cui incidenza è cresciuta fino al 400% in molti centri MST.
Restringendo il campo all’HIV, se è vero che i dati rilevano un trend positivo negli ultimi anni (si è passati dalle 7 diagnosi ogni 100.000 residenti del 2012, alle 4,2 del 2019 [2]), permangono ancora numerosissime ombre nella lotta contro il virus.
Nel 2019, più della metà delle persone che hanno ricevuto una diagnosi da HIV si trovava nella fase avanzata della malattia (appartenevano a questa categoria, più della metà delle donne e circa i 2/3 degli uomini eterosessuali sieropositivi [3]). Nello stesso anno, si registravano 571 nuovi casi di AIDS: il 73% non aveva mai assunto terapie antiretrovirali prima della diagnosi.
Questi numeri restituiscono la difficoltà di fotografare un fenomeno complesso come quello dell’HIV: i dati a nostra disposizione dipendono fortemente dal numero di accessi della popolazione ai centri MST e dalla conseguente quantità di test e screening effettuati.
In tal senso, la considerevole quota di diagnosi tardive rende verosimile ipotizzare l’esistenza di un enorme sommerso, non rilevabile dai report ufficiali se non a posteriori; testimonia, inoltre, l’assoluto fallimento del sistema statale di educazione e prevenzione.
Riportando nuovamente il focus al tema dell’HIV, ma guardando oltre all’Italia, la situazione appare ancora più critica.
Nel 2019, come detto poco sopra, si registravano 690.000 morti per AIDS nel mondo, concentrati soprattutto nel continente africano.
Per far fronte alla situazione pandemica tuttora in corso, già nel 2013 UNAIDS, programma ONU per la lotta all’AIDS, promuoveva i target 90-90-90. L’obiettivo del piano consisteva nel far sì che entro il 2020 il 90% delle persone sieropositive fosse a conoscenza del proprio stato sierologico, che il il 90% di queste avesse accesso alle terapie, che il 90% delle persone in trattamento raggiungesse la soppressione della carica virale [4].
Inutile dire che gli obiettivi non sono stati raggiunti: nel 2019, solo l’81% delle persone HIV+ avevano ricevuto una diagnosi; di queste, l’82% aveva accesso alle terapie (dato che scendeva al 67%, se si considerava l’intera popolazione sieropositiva globale); la viremia risultava, infine, soppressa nell’88% delle persone in trattamento (il 59% delle persone HIV+).
I dati soffrivano, inoltre, di enormi differenze territoriali: ad esempio, avevano accesso alle terapie l’81% delle persone sieropositive residenti in Europa Centrale e in Nord America, ma solo il 38% di quelle che vivevano in Nord Africa.

La disponibilità di strategie terapeutiche efficaci, unita a controlli periodici del proprio stato di salute, garantiscono oggi a molte delle persone sieropositive che vivono nei paesi occidentali un’aspettativa di vita sovrapponibile a quella di un soggetto sieronegativo (nel 2000, la differenza in questi termini, a livello globale, era di 22 anni, ridotta a 9 nel 2016).
Nonostante ciò, anche gli specialisti del settore continuano a sottolineare chepermangono problemi legati alla necessità di assunzione estremamente regolare di terapie […] alle difficoltà sul piano affettivo, sessuale, relazionale, psichico e sociale che tuttora comporta la condizione di sieropositivo. Per tali motivi, oltre allo sforzo volto a migliorare le terapie, occorre mantenere e potenziare l’impegno in campo preventivo e socio-assistenziale..
Inoltre, anche fra gli stessi paesi europei, si evidenziano importanti differenze nell’accesso ai medicinali: nel 2018, in Europa occidentale, il 73% delle persone HIV+ aveva raggiunto la soppressione della viremia; in Europa centrale, questa percentuale scendeva al 46%, crollando al 26% nell’Europa dell’Est.
Questi dati riflettono forti discriminazioni territoriali, profondamente dipendenti dall’organizzazione e dalle modalità di accesso popolare al servizio sanitario nei diversi stati, dato che – unitamente alla variabile culturale – condiziona l’incidenza delle diagnosi e l’efficacia nella cura della malattia.

A conferma di ciò, il report 2020 di UNAIDS dimostra l’esistenza di un forte squilibrio su base etnica nella distribuzione delle nuove diagnosi da HIV avvenute negli Stati Uniti.
Altro esempio paradigmatico, in tal senso, è rappresentato da un recente studio condotto sulla popolazione della città statunitense di Atlanta; in esso, si evidenzia come gli MSM [Men who have Sex with Men] neri sieropositivi abbiano addirittura il 60% in meno di probabilità di raggiungere la soppressione della viremia, rispetto ai loro omologhi bianchi.

L’assenza di politiche di prevenzione efficaci rende, quindi, le persone sieropositive particolarmente vulnerabili, oltre che al virus, alle discriminazioni basate sulla classe, sulla razza, sulla nazionalità.
La convivenza con il virus HIV, inoltre, non soltanto amplifica i piani di emarginazione esistenti, ma ne genera uno ulteriore, che con essi si interseca. Questo piano è rappresentato dallo stigma, sperimentato da tutte le persone sieropositive in ogni aspetto della propria vita.
Nella dipendenza cronica da una terapia, un medico, un sistema sanitario.
In molte delle relazioni sessuali ed affettive che potenzialmente si intrecceranno, alcune delle quali probabilmente condizionate dalla superstizione e dalla discriminazione.
Nel prendere atto di aver perso un pezzetto del privilegio di cui alcun* godono, grazie al proprio passaporto, e di non poter così più entrare legalmente in molti stati: in quelli che stabiliscono un vero e proprio divieto giuridico d’ingresso e in quelli che rendono materialmente impossibile il soggiorno, vietando l’introduzione nel paese dei farmaci necessari alle terapie.
Nel non conoscere le possibili interferenze che le nuove malattie, come il covid, potranno avere sulla propria salute, attendendo per mesi la pubblicazione di linee guida generiche e raffazzonate. Lo stigma va cancellato con le lotte, così come devono essere cancellati con le lotte gli altri piani di sfruttamento ed emarginazione che caratterizzano il nostro mondo.
Al tempo stesso, è giusto pretendere un investimento medico, economico e politico che possa garantire a tutte le persone sieropositive l’accesso a terapie efficaci, ponendo fine a una pandemia che dura da più di quarant’anni; questo, specialmente alla luce dei doverosi sforzi messi in campo nell’ultimo anno per contrastare la nuova pandemia, percepita molto più scomoda per il capitalismo di quanto lo sia mai stata quella da HIV.
È anche giusto, però, non essere ingenui e, nella consapevolezza delle dinamiche che governano i finanziamenti globali per la ricerca e la sanità pubblica, ricominciare ad autorganizzare la prevenzione e l’educazione sessuale e all’affettività, creando da noi le condizioni affinché non soltanto l’HIV, ma tutte le malattie sessualmente trasmesse siano sconfitte.

[1] Una coppia sierodiscordante si ha quando un* dei due partner è sieropositivo, mentre l’altr* non lo è.
[2] Notiziario dell’ISS – Volume 33 – Numero 11 – 2020, p. 24
[3] Notiziario dell’ISS – Volume 33 – Numero 11 – 2020, p. 5
[4] Si ha soppressione della carica virale quando la quantità di coppie di virus presenti nel sangue è stabilmente inferiore alle 50 coppie per millilitro di sangue, non riuscendo – spesso – a essere rilevata neppure dalla strumentazione; in questi casi, il virus non è in alcun modo trasmissibile a un altro soggetto.

Ennesima aggressione padronale, non resteremo a guardare

Questa mattina è stato assassinato Adil Belakhdim, sindacalista dei SI.COBAS, mentre partecipava ad un picchetto nei pressi del magazzino Lidl di Biandrate. Un episodio gravissimo, l’ennesimo in un contesto di forti lotte nel settore della logistica, contrastate dalla repressione poliziesca, dalle strategie di ristrutturazione delle aziende delle logistica e non da ultimo dall’arroganza padronale, che si è spinta fino a delle vere e proprie aggressioni nei confronti dei lavoratori in lotta.

La tragedia è avvenuta durante la giornata di sciopero nazionale dell’intero comparto logistica e trasporti promossa da numerose sigle del sindacalismo di base, che mirava ad ottenere un tavolo di trattativa nazionale sulla vertenza Fedex-Tnt e contro le violenze degli squadristi padronali delle ultime settimane.

Neanche una settimana fa, un altro episodio di violenza squadrista (contro un picchetto fuori dalla FedEx di Piacenza) finiva con un lavoratore in stato di coma. Sempre sta mattina, tre lavoratori in presidio fuori dalla Texprint di Prato sono finiti all’ospedale, dopo essere stati presi a mattonate e pugni in faccia.

Non è più rimandabile un’azione comune in solidarietà con le lotte del settore e perché questa violenza che uccide chi chiede tutele e migliori condizioni di lavoro venga rigettata indietro.

Pretendiamo uno sciopero generale, presidi e azioni ovunque sia possibile. Ci sono magazzini della FedEx, negozi Lidl, imprese della logistica in ogni città. Se colpiscono uno, colpiscono tutti.

Chi può vada sostenere il corteo nazionale che sarà a Roma domani, sabato 19 giugno.

Per chi resta, stia in ascolto: qualcosa si muoverà.

Non resteremo a guardare questa barbarie!

Da Trieste alla Valsusa, la lotta continua!

Venerdì 16 aprile alcune/i compagne e compagni hanno raggiunto la Val di Susa per unirsi al campeggio resistente NoTav lanciato dopo i fatti di inizio settimana scorsa.
Nella notte tra lunedì e martedì, infatti, un migliaio di sbirri si sono riversati ancora una volta nella valle, questa volta per sgomberare manu militari il presidio all’ex Autoporto di San Didero inaugurato a metà dicembre. 
In barba a tutti i discorsi che da un anno sentiamo riguardo l’epidemia, le restrizioni agli spostamenti e agli assembramenti e sul coprifuoco, nottetempo un vasto dispiegamento di forze del disordine si è presentata per strappare i terreni della valle destinati al nuovo Autoporto vicino ai comuni di San Didero, Bruzolo, Bussoleno, San Giorio.
Dopo una notte di fronteggiamenti, alcuni NoTav sono riusciti a resistere sul tetto, mentre rapidamente operai e mezzi recintavano distruggendo i terreni sottratti. 
La risposta della valle è stata immediata, tra presidi e manifestazioni, culminata in un corteo altamente partecipato (oltre 4000 persone) e i diversi saluti ai resistenti.
Durante l’ultimo di questi saluti le truppe d’occupazione hanno risposto con violenza, tra idranti e lanci di lacrimogeni ad altezza uomo. In questo frangente Giovanna, una compagna NoTav, è rimasta gravemente ferita da un candelotto che l’ha colpita in faccia provocandole varie fratture al volto e due emorragie cerebrali.
Non è la prima volta che si  verifica un episodio di questa gravità in val di Susa. Soltanto qualche giorno prima, un altro militante NoTav aveva infatti riportato ferite alla testa in seguito all’impatto con un lacrimogeno.
Sparare lacrimogeni ad altezza uomo è una pratica che le truppe di occupazione utilizzano purtroppo da molti anni, causando nel tempo diversi ferimenti gravi come la perdita di un occhio e svariate fratture al volto e alla testa. A differenza di quanto riportato a livello mediatico, non si è trattato di un incidente, quindi, ma di un deliberato attacco delle forze dell’ordine. 
Oltre a ciò, una volta in ospedale, la compagna ha dovuto anche subire il comportamento indecente di un’operatrice, che ha tentato di colpevolizzarla e poi un tentativo di interrogatorio da parte della Digos, nuovamente a sfregio di ogni protocollo sanitario vigente anche a causa della pandemia.
È dalla notte dello sgombero che la polizia prova ad allontanare con azioni del genere chi difende questa terra.
A Giovanna, ai resistenti ed al movimento NoTav va tutta la nostra solidarietà e complicità.
*****

–> Prossime iniziative: SABATO 24 APRILE 2021 ORE 17:30 – MOMENTO INFORMATIVO SUI LAVORI PER IL NUOVO AUTOPORTO DI SAN DIDERO https://www.facebook.com/events/772294050087273/

–> Altre info: https://www.notav.info

A SARÀ DÜRA!

Da Trieste a Ragusa: lo Stato contro la solidarietà organizzata

È passata meno di una settimana dalla violenta perquisizione realizzata dalla polizia nella sede dell’associazione Linea d’Ombra ODV — anche abitazione privata della sua presidentessa Lorena Fornasir e del suo vicepresidente Gian Andrea Franchi — all’interno di un’indagine di larga scala su una supposta rete di passeur nella quale, a detta della Procura di Trieste, sarebbe coinvolto l’attivista. Ci sembra evidente che l’infame accusa rappresenta in realtà un tentativo di usare il potere giudiziario per attaccare una forma di solidarietà — quella che sostiene quotidianamente le persone protagoniste dei massacranti viaggi lungo i confini, a cui sono costrette dai governi europei — ormai troppo scomoda per i guardiani dell’ordine sociale.

Il ruolo che le associazioni svolgono nelle strade e nei mari mette infatti in luce in modo impietoso l’ipocrisia degli Stati europei, il meccanismo inumano dei confini tritacarne, utile soltanto alla produzione di nuovi schiavi, l’inconsistenza della retorica contrapposizione fra migranti regolari e irregolari in un sistema che obbliga chiunque alla clandestinità forzata.

Dopo aver tentato di colpire chi pratica la solidarietà lungo la Balkan route, a stretto giro è arrivato il turno di chi si organizza per tamponare l’altro grande massacro che avviene ai confini della Fortezza Europa — quello del Mediterraneo.

Ieri mattina all’alba, è scattata una vasta operazione di polizia contro Mediterranea Saving Humans, un’associazione senza scopo di lucro che dal 2018 promuove la pratica del soccorso civile in mare. La Procura di Ragusa (Sicilia), nota per la sua crociata contro le ONG che aiutano le persone migranti, ha coordinato perquisizioni in tutta Italia, in abitazioni, sedi sociali, e sulla nave Mare Jonio. Come indica la stessa associazione in un comunicato stampa rilasciato ieri, «le accuse sono pesanti, ma in realtà puntano a colpire la pratica del soccorso civile in mare».

In terra, in mare, a nord e a sud, le persone solidali si organizzano contro i massacranti confini di un’Europea che, dopo secoli di devastante colonialismo, si chiude a riccio e nega l’entrata nei suoi territori sulla base di criteri razzisti e classisti.

Noi saremo sempre schierati dalla parte della solidarietà, della libertà di movimento di tutte le persone, contro i confini.

Solidarietà e complicità alle compagne e ai compagni di Mediterranea!

Niente stipendio? Nessun affitto!

A causa del COVID-19 hai perso il lavoro? Non riesci più a pagare l’affitto?         

Molte persone si trovano letteralmente sul lastrico, a causa della crisi sociale e economica attuale, ma possiamo reagire:

  • Ricontratta l’affitto. Puoi metterti d’accordo con il proprietario di casa per ridurre l’affitto in questo periodo di emergenza, in tutta Italia molte persone lo stanno già facendo!

A questo link puoi scaricare una lettera da mandare al proprietario per proporre la riduzione: https://sullabreccia.noblogs.org/modello-di-lettera-per-contrattazione-di-affitto/

  • Il propietario si rifiuta? Sciopera! Non devi aver paura di perdere la casa perché tutte le procedure di sfratto sono bloccate fino al 1 settembre e i tribunali sono intasati! Non buttare il poco che hai nell’affitto!
  • Contattaci e condividi la tua esperienza. L’unione fa la forza: siamo un gruppo di giovani, e abbiamo deciso di fare e diffondere lo sciopero dell’affitto e molti di noi hanno ottenuto delle riduzioni! Insieme possiamo trovare la migliore strategia per parlare e contrattare con il proprietario di casa, e la tua esperienza può dare forza ad altre persone!

Chiamaci al (+39)3294318856 o scrivici su questa pagina:  https://www.facebook.com/collettivotilt/; possiamo darti una consulenza, raccontarti la nostra esperienza e trovare il modo di organizzarci insieme!

Modello di lettera per contrattazione di affitto

Raccomandata AR / E-mail …………….

Oggetto: locazione Via …………………………. N. … 

Gentile sig. ……………………….

In relazione al contratto di locazione da me stipulato per l’appartamento di Sua proprietà sito in …………., Via ……………………….., N. ….  Le faccio presente che a causa della nota diffusione del  Covid-19, e delle conseguenze sull’economia, non ho la possibilità di versare il canone come pattuito in contratto.

Infatti in questo mese non ho percepito alcuna somma poiché ………………………………………. e nei prossimi mesi, per la medesima ragione, non prevedo miglioramenti.

Sono a conoscenza della possibilità che il Parlamento intervenga con misure integrative o fiscali e pertanto, in attesa di novità legislative, Le propongo di ricontrattare il canone con una delle seguenti ipotesi:

  • Diminuzione del canone fino alla scadenza del contratto del ……… % [la percentuale di quanto voglio ridurre l’affitto]
  • Diminuzione del canone per ….. mesi del …….. % [come sopra]
  • Sospensione per i prossimi ….. mesi del versamento del canone, impegnandomi a riprendere il pagamento del canone, non appena finisce l’emergenza.

Resta inteso che continuerò a versare quanto dovuto per oneri condominiali e utenze.

In mancanza di una sua risposta, ovvero di rigetto di tutte le proposte sopra indicate, Le comunico che dal prossimo mese …..

  • verserò il canone in misura ridotta ed esattamente la somma di € ……………
  • non verserò il canone di affitto

Ogni risposta potrà essere inviata a mezzo E-mail all’indirizzo: …………………………………….

Saluti

Li,……………

 

Oggi è il primo maggio.

Oggi è il primo maggio.
Qualcunx ha pensato fosse opportuno celebrare la giornata delle lavoratrici e dei lavoratori ricordando in modo visibile ed emblematico le responsabilità della strage in corso.
Qualcunx ha voluto lasciare almeno un messaggio discordante nel mare di dichiarazioni da “Fase 2”, con ormai il padronato che punta esplicitamente al riavvio degli affari senza più finte e messinscene stile codice ATECO falsato.
C’è chi nei passati due mesi ha sofferto e avuto lutti, c’è chi ha continuato a fatturare su queste disgrazie. Quelli che piangono miseria sono quelli che non hanno dovuto piangere morti, che hanno intascato dividendi mentre centinaia di persone al giorno morivano per questo.
Mesi di prigionia per alcuni, mesi di lavoro senza pause per altri: a milioni abbiamo continuato a produrre, ogni giorno, perché il mercato non ammette clemenza e non contempla pause.
Adesso il peggio non è passato e la nostra rabbia deve tornare con gli interessi tutto quello che abbiamo patito. Siamo in guerra e il nemico è di classe: è Confindustria, sono i padroni e i loro terminali politici. Devono pagare tutto e pagare caro.

Buon primo maggio a tutte e tutti.

Di seguito gli stencil apparsi davanti alla sede di Confindustia FVG e per le strade di Trieste.