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Fischia ancora il vento – 25 aprile 2020

Questo 25 aprile abbiamo voluto ricordare in un altro modo la Resistenza. Per una volta non siamo stati costretti a sentire le vuote liturgie della retorica di Stato, quella per cui il processo resistenziale è stato una sollevazione democratica di bravi cittadini ligi al loro dovere.

Ricordiamo le storie di ribelli in carne ed ossa, sui loro sentieri, sulle loro strade. Nei luoghi dove si assaltavano i centri del potere a suon di bombe a mano; si conducevano espropri; si faceva una battaglia corpo a corpo con il potere costituito (e le sue milizie, la polizia, i carabinieri che vi collaboravano).

In due parole, ricordiamo un’insurrezione.

Abbiamo portato un fiore, una parola, una presenza, in alcuni dei luoghi dove si ricordano gli insorti, i partigiani e i deportati della violenza nazifascista. Continua la lettura di Fischia ancora il vento – 25 aprile 2020

Il lavoro ai tempi del Coronavirus: i primi risultati del nostro questionario

L’epidemia da COVID-19 e le conseguenti misure di distanziamento sociale hanno portato un forte stravolgimento nelle vite di tutti, soprattutto per quanto riguarda il lavoro. Grazie ai primi risultati del nostro questionario (qui), vi proponiamo una panoramica a volo d’uccello di ciò che abbiamo finora raccolto. Abbiamo subito notato che l’elemento accomunante condizioni, preoccupazioni ed esigenze tra i/le lavoratori/trici è quello della tipologia di contratto. È dunque questa la suddivisione che abbiamo scelto per illustrare i primi dati raccolti, suddivisione che consideriamo interessante anche come base per una riflessione sull’attuale mondo lavorativo, al di là della contingente emergenza epidemica.

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– SIAMO IN GUERRA: DOPO LA STRAGE, SI TORNA A FATTURARE

“Pubblichiamo la seconda puntata della nostra cronaca su Confindustria e le sue pressioni durante la pandemia. Qui la prima parte”

Fase due. Facciamo partire la ripresa, è l’ora di ripartire, il paese non può permettersi di perdere altro tempo: questo è ciò che sentiamo ripetere dall’inizio di aprile, quando i dati ufficiali relativi alla diffusione dell’epidemia di SARS-CoV-2 hanno iniziato a mostrare un rallentamento dei contagi [1].

Come nel periodo immediatamente precedente, la costante resta sempre la stessa: il ruolo spudorato, infame e affarista di Confindustria [2]. Quest’ultima, dopo aver parzialmente ammesso alcuni errori di valutazione nelle province focolaio dell’epidemia (senza tuttavia assumersi veramente le responsabilità di quegli errori), ha ripreso il solito refrain: produzione a tutti i costi e “ripartenza” immediata, anche dei settori “non essenziali”. 

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– CHI È IL VERO NEMICO

Ci dicono che siamo in guerra contro un nemico invisibile: in realtà, ce ne sono diversi che senza alcun pudore si sono messi in mostra.

Dall’inizio di questa epidemia la voce di Confindustria si è alzata per difendere la produzione a tutti i costi, facendo pressioni e ricatti a discapito della salute di tutti/e.

La strage che avviene sotto i nostri occhi ha dei responsabili: per non dimenticarli, abbiamo tenuto traccia dell’attacco deliberato nei confronti di sfruttati/e, precari/e, poveri/e e vulnarabili compiuto da una classe imprenditoriale che mai come oggi – a nostra memoria – si è mostrata per quello che è: affarista, predatoria e miserabile.

https://sullabreccia.noblogs.org/siamo-in-guerra-storia-di-una-strage/

– DI REPRESSIONE, DI CONTENIMENTO, DI ZONE ROSSE

Di repressione, durante ma soprattutto al termine dell’attuale emergenza sanitaria, sarà necessario e imprescindibile discutere.

La gestione politica dell’epidemia di coronavirus da parte dei governi nazionali ha infatti già fatto esplodere la violenza poliziesca e porterà inevitabilmente con sé tangibili conseguenze giudiziarie.

Le lotte sociali che si stanno condensando nei luoghi di massima densità del conflitto (carceri, CPR, fabbriche rimaste aperte grazie alla pressione di quegli assassini di Confindustria – strage che abbiamo analizzato in profondità nel nostro precedente testo [1] -, ora perfino supermercati) rappresentano il piano di osservazione privilegiato di questo fenomeno. Qui, lo Stato è intervenuto con l’aggressività tipica di chi è consapevole che la situazione non è sotto controllo, menando e ammazzando dove possibile [2]; se ne sarà capace, lo stesso Stato non tarderà a celebrare nei tribunali lo spettacolino dei processi penali, per i protagonisti di queste lotte.

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