Mentre governo e Regioni riaprono i luoghi della produzione e del commercio, il divieto di uscire all’aria aperta perdurerà almeno fino a maggio. Questa palese contraddizione non risponde ad alcuna evidenza scientifica: i luoghi chiusi, come fabbriche e supermercati, sono più a rischio di quelli all’aria aperta, come la gestione di questa emergenza ha fin troppo dimostrato. Da un lato siamo chiamati a produrre e consumare; dall’altro ci viene negato il diritto di intraprendere attività molto meno pericolose per la nostra e altrui salute. Nel frattempo, si profila all’orizzonte l’applicazione di tecnologie volte a tracciare e monitorare i nostri spostamenti. Ecco. Dobbiamo anticiparli, se non vogliamo subire, oltre alla crisi sanitaria, anche l’ulteriore deterioramento del nostro già logorato tessuto sociale. Quale data più evocativa del 25 aprile per lanciare insieme un coro di resistenza?