Archivi categoria: Comunicati

Produci, confinati, crepa: 1 maggio 2021

Una lunga e importante giornata di mobilitazione ha avuto luogo ieri, in varie parti della nostra città.

Un primo maggio di lotta e di festa, iniziato già alle 9 con le iniziative diffuse che hanno attraversato il centro: il riuscito flash mob organizzato in Piazza Unità da Germinal, Cobas e Usi; soprattutto, la rabbiosa e determinata passeggiata che, coinvolgendo diverse decine di persone, ha rotto le limitazioni governative al ritmo di slogan come “le morti in Lombardia/gridano vendetta/Confindustria che tu sia maledetta” e “distanza sociale/dal pubblico ufficiale”.

Dopo una sosta davanti all’ospedale Maggiore, in cui abbiamo ricordato la strage di Stato dell’ultimo anno, un saluto alle detenute e ai detenuti del Coroneo, e un breve intervento in Piazza Goldoni, luogo delle mobilitazioni dei riders di queste settimane, il gruppo, ormai ingrossatosi, è rientrato in Campo San Giacomo, dove dalle 11 ha avuto luogo il presidio unitario organizzato da diverse realtà antagoniste e sindacali di base.

Si sono quindi succeduti vari interventi che hanno indicato le responsabilità politiche nella strage sanitaria e sociale che si è verificata in questo anno di pandemia, con una gestione improntata alla repressione di Stato e alla tutela degli interessi di Confindustria, dopo anni di tagli alla sanità, di precarizzazione del lavoro, di limitazione degli spazi di libertà. Morti o reclusi, al lavoro, in carcere, in casa: è questa la condizione in cui vogliono costringere proletari e proletarie, e che con la pandemia non hanno fatto altro che accelerare.

Per tutto il pomeriggio c’è stato quindi un bel momento di ripresa collettiva della socialità, che ha voluto rompere con il modello che ci hanno imposto dall’inizio della pandemia: all’aperto, ritrovandoci assieme in sicurezza, riconoscendoci dopo mesi chiusi in casa (per chi se lo può permettere) e in fabbrica o in ufficio (per chi ha un lavoro). Insomma, riprendendo la nostra normalità: rapportarci liberamente fra di noi, prendendoci cura a vicenda senza imposizioni dall’alto.

Niente stipendio? Nessun affitto!

A causa del COVID-19 hai perso il lavoro? Non riesci più a pagare l’affitto?         

Molte persone si trovano letteralmente sul lastrico, a causa della crisi sociale e economica attuale, ma possiamo reagire:

  • Ricontratta l’affitto. Puoi metterti d’accordo con il proprietario di casa per ridurre l’affitto in questo periodo di emergenza, in tutta Italia molte persone lo stanno già facendo!

A questo link puoi scaricare una lettera da mandare al proprietario per proporre la riduzione: https://sullabreccia.noblogs.org/modello-di-lettera-per-contrattazione-di-affitto/

  • Il propietario si rifiuta? Sciopera! Non devi aver paura di perdere la casa perché tutte le procedure di sfratto sono bloccate fino al 1 settembre e i tribunali sono intasati! Non buttare il poco che hai nell’affitto!
  • Contattaci e condividi la tua esperienza. L’unione fa la forza: siamo un gruppo di giovani, e abbiamo deciso di fare e diffondere lo sciopero dell’affitto e molti di noi hanno ottenuto delle riduzioni! Insieme possiamo trovare la migliore strategia per parlare e contrattare con il proprietario di casa, e la tua esperienza può dare forza ad altre persone!

Chiamaci al (+39)3294318856 o scrivici su questa pagina:  https://www.facebook.com/collettivotilt/; possiamo darti una consulenza, raccontarti la nostra esperienza e trovare il modo di organizzarci insieme!

Modello di lettera per contrattazione di affitto

Raccomandata AR / E-mail …………….

Oggetto: locazione Via …………………………. N. … 

Gentile sig. ……………………….

In relazione al contratto di locazione da me stipulato per l’appartamento di Sua proprietà sito in …………., Via ……………………….., N. ….  Le faccio presente che a causa della nota diffusione del  Covid-19, e delle conseguenze sull’economia, non ho la possibilità di versare il canone come pattuito in contratto.

Infatti in questo mese non ho percepito alcuna somma poiché ………………………………………. e nei prossimi mesi, per la medesima ragione, non prevedo miglioramenti.

Sono a conoscenza della possibilità che il Parlamento intervenga con misure integrative o fiscali e pertanto, in attesa di novità legislative, Le propongo di ricontrattare il canone con una delle seguenti ipotesi:

  • Diminuzione del canone fino alla scadenza del contratto del ……… % [la percentuale di quanto voglio ridurre l’affitto]
  • Diminuzione del canone per ….. mesi del …….. % [come sopra]
  • Sospensione per i prossimi ….. mesi del versamento del canone, impegnandomi a riprendere il pagamento del canone, non appena finisce l’emergenza.

Resta inteso che continuerò a versare quanto dovuto per oneri condominiali e utenze.

In mancanza di una sua risposta, ovvero di rigetto di tutte le proposte sopra indicate, Le comunico che dal prossimo mese …..

  • verserò il canone in misura ridotta ed esattamente la somma di € ……………
  • non verserò il canone di affitto

Ogni risposta potrà essere inviata a mezzo E-mail all’indirizzo: …………………………………….

Saluti

Li,……………

 

Sportello contro lo sfruttamento

Il Primo Maggio, da più di un secolo, significa scendere in piazza. C’è chi lo fa per tradizione, chi per rabbia, chi per ascoltare il concerto, chi per porre le rivendicazioni per cui lotta ogni giorno: la data del Primo Maggio, in ogni caso, ha sempre significato soprattutto stare insieme in strada.

Quest’anno, chi governa l’attuale crisi epidemica in Italia non avrebbe voluto che questo succedesse.

Mentre è iniziata ufficialmente la “fase 2”, che ha costretto milioni di lavoratrici e lavoratori a rinchiudersi in altrettanti angusti spazi chiusi, continua infatti a perdurare il divieto di manifestazioni e scioperi in tutto il paese, divieto che – evidentemente – nulla ha a che fare con la benché minima giustificazione sanitaria.

Continua la lettura di Sportello contro lo sfruttamento

Produci, confinati, crepa: note a margine del Primo Maggio 2020

Nella giornata di ieri la “Rete triestina per il 1° maggio 2020” ha lanciato una chiamata per invitare tutte e tutti a scendere in strada con un cartello o un altro messaggio visibile. «Vogliamo riprenderci lo spazio fisico, riconoscerci seppur distanziati e rompere l’isolamento del virtuale», recitava il comunicato. Ma l’obiettivo della giornata non era semplicemente appagare la voglia di ritornare in strada e ritrovare forme non virtuali di socialità: prima di ogni cosa si intendeva festeggiare il Primo Maggio, giornata dei lavoratori e delle lavoratrici, ricordandone i significati profondi e la sua traduzione nel tempo presente.

Continua la lettura di Produci, confinati, crepa: note a margine del Primo Maggio 2020

Oggi è il primo maggio.

Oggi è il primo maggio.
Qualcunx ha pensato fosse opportuno celebrare la giornata delle lavoratrici e dei lavoratori ricordando in modo visibile ed emblematico le responsabilità della strage in corso.
Qualcunx ha voluto lasciare almeno un messaggio discordante nel mare di dichiarazioni da “Fase 2”, con ormai il padronato che punta esplicitamente al riavvio degli affari senza più finte e messinscene stile codice ATECO falsato.
C’è chi nei passati due mesi ha sofferto e avuto lutti, c’è chi ha continuato a fatturare su queste disgrazie. Quelli che piangono miseria sono quelli che non hanno dovuto piangere morti, che hanno intascato dividendi mentre centinaia di persone al giorno morivano per questo.
Mesi di prigionia per alcuni, mesi di lavoro senza pause per altri: a milioni abbiamo continuato a produrre, ogni giorno, perché il mercato non ammette clemenza e non contempla pause.
Adesso il peggio non è passato e la nostra rabbia deve tornare con gli interessi tutto quello che abbiamo patito. Siamo in guerra e il nemico è di classe: è Confindustria, sono i padroni e i loro terminali politici. Devono pagare tutto e pagare caro.

Buon primo maggio a tutte e tutti.

Di seguito gli stencil apparsi davanti alla sede di Confindustia FVG e per le strade di Trieste.

 

Appello per il 25 aprile

Mentre governo e Regioni riaprono i luoghi della produzione e del commercio, il divieto di uscire all’aria aperta perdurerà almeno fino a maggio. Questa palese contraddizione non risponde ad alcuna evidenza scientifica: i luoghi chiusi, come fabbriche e supermercati, sono più a rischio di quelli all’aria aperta, come la gestione di questa emergenza ha fin troppo dimostrato. Da un lato siamo chiamati a produrre e consumare; dall’altro ci viene negato il diritto di intraprendere attività molto meno pericolose per la nostra e altrui salute. Nel frattempo, si profila all’orizzonte l’applicazione di tecnologie volte a tracciare e monitorare i nostri spostamenti. Ecco. Dobbiamo anticiparli, se non vogliamo subire, oltre alla crisi sanitaria, anche l’ulteriore deterioramento del nostro già logorato tessuto sociale. Quale data più evocativa del 25 aprile per lanciare insieme un coro di resistenza?

Continua la lettura di Appello per il 25 aprile

– SIAMO IN GUERRA: DOPO LA STRAGE, SI TORNA A FATTURARE

“Pubblichiamo la seconda puntata della nostra cronaca su Confindustria e le sue pressioni durante la pandemia. Qui la prima parte”

Fase due. Facciamo partire la ripresa, è l’ora di ripartire, il paese non può permettersi di perdere altro tempo: questo è ciò che sentiamo ripetere dall’inizio di aprile, quando i dati ufficiali relativi alla diffusione dell’epidemia di SARS-CoV-2 hanno iniziato a mostrare un rallentamento dei contagi [1].

Come nel periodo immediatamente precedente, la costante resta sempre la stessa: il ruolo spudorato, infame e affarista di Confindustria [2]. Quest’ultima, dopo aver parzialmente ammesso alcuni errori di valutazione nelle province focolaio dell’epidemia (senza tuttavia assumersi veramente le responsabilità di quegli errori), ha ripreso il solito refrain: produzione a tutti i costi e “ripartenza” immediata, anche dei settori “non essenziali”. 

Continua la lettura di – SIAMO IN GUERRA: DOPO LA STRAGE, SI TORNA A FATTURARE

– DI REPRESSIONE, DI CONTENIMENTO, DI ZONE ROSSE

Di repressione, durante ma soprattutto al termine dell’attuale emergenza sanitaria, sarà necessario e imprescindibile discutere.

La gestione politica dell’epidemia di coronavirus da parte dei governi nazionali ha infatti già fatto esplodere la violenza poliziesca e porterà inevitabilmente con sé tangibili conseguenze giudiziarie.

Le lotte sociali che si stanno condensando nei luoghi di massima densità del conflitto (carceri, CPR, fabbriche rimaste aperte grazie alla pressione di quegli assassini di Confindustria – strage che abbiamo analizzato in profondità nel nostro precedente testo [1] -, ora perfino supermercati) rappresentano il piano di osservazione privilegiato di questo fenomeno. Qui, lo Stato è intervenuto con l’aggressività tipica di chi è consapevole che la situazione non è sotto controllo, menando e ammazzando dove possibile [2]; se ne sarà capace, lo stesso Stato non tarderà a celebrare nei tribunali lo spettacolino dei processi penali, per i protagonisti di queste lotte.

Continua la lettura di – DI REPRESSIONE, DI CONTENIMENTO, DI ZONE ROSSE